Luca Zaro si racconta

La voglia di creare qualcosa mi nasce da una specie di insight, di intuizione, è la conseguenza di uno stimolo visivo o di una catena di pensieri che mediati dalla mia particolare e personale percezione della realtà generano nel medesimo istante una sensazione, un'emozione e un'idea e che diventano poi l' immagine mentale di un oggetto plastico prima inesistente.
Da questo desiderio di realizzare l'immagine parte un' eccitante e coinvolgente fare delle mani e della mente in un flusso che per me è spesso piuttosto lontano dal realismo, da un progetto definito, da una storia da raccontare con finale già scritto. Normalmente parto dal dettaglio senza sapere esattamente dove andrò a parare. Rimane la visione iniziale che però si trasforma spontaneamente nel fare. Creando i dettagli il piacere è quello di porli in un equilibrio estetico in un continuo aggiustamento di abbellimenti squisitamente personali. Mi piace pensare sia un flusso inconscio anche se nascosto da un'attività molto materiale, di reale presenza di mente e corpo nell'impegno del lavoro. Il risultato finale può soddisfarmi poco o tanto ma quello che mi da gran piacere è quando l'opera viene letta e percepita dalle persone in modi differenti, quando le visioni interpretative che genera sono molte, anche quando sono caratterizzate da un certo grado di indeterminatezza. Sono per me un regalo i racconti personali delle sensazioni di chi guarda l'opera, spesso queste svelano quegli aspetti inconsci di cui io stesso non ero consapevole o riconoscono simboli quasi archetipici che ci collegano, che ci uniscono su di un piano "altro" dove convivono sia le differenze che le affinità. Mi sembra sia un pregio, un valore quando questo riesce, quando l'opera resta "aperta", in movimento anche nel tempo, come quando in cielo le nuvole si modificano ed ognuno guardandole ci vede qualcosa di diverso.

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